Paschimottanasana
“Contempla il tuo corpo come pure l’universo, come intessuti della stessa trama della Coscienza. Non vi è alcuna separazione, solo il perpetuo risveglio della Coscienza”.
Attraverso quest’asana è possibile addentrarsi nella propria interiorità, con umiltà ognuno secondo le proprie possibilità, ascoltando il proprio corpo, seguendo il flusso del proprio respiro, svuotando le spalle di ogni densità e provando pian piano ad adagiare l’addome sulle cosce, la mente segue il respiro e si acquieta… nessuno sforzo, si crea così fiducia e stabilità nella colonna vertebrale, si percepisce l’espansione nel petto e in quello spazio ci si può abbandonare e dimorare…
Ecco come Paschimottanasana viene ad essere un profondo allungamento della zona “occidentale”, là dove si trova anche la spina dorsale – sede delle nadi (canali energetici) principali che veicolano il risveglio della Shakti, cioè della consapevolezza. In effetti è come una sorta di inchino mediante il quale la testa viene portata fra le ginocchia e le mani si protendono verso i piedi: per analogia è una rappresentazione del sole (il capo, la testa) che si immerge nell’oscurità del suolo (gambe, piedi) e quindi, una raffigurazione del tramonto, dell’occidente. Yogi Bhajan diceva che questa posizione sviluppa l’umiltà. In effetti è proprio dalla capacità di immergersi negli aspetti difficili, oscuri della vita e nella paziente umiltà che si dimostra nell’accoglierli, che essi possono essere trasmutati, sublimati, superati. Le posizioni yoga sono, in sostanza, simboli corporei e Paschimottanasana allude ad una estrema flessibilità, alla capacità di chinarsi, di rivolgersi verso l’interno verso gli spazi più intimi e profondi. Le risposte che si trovano dentro di noi, consistono forse nell’ispirazione a inchinarsi, pieni di rispetto e di meraviglia, di fronte alla Divina sapienza, che raggiunge l’uomo in tanti modi diversi.